|

LA STORIA
L'INCIPIT
LE RECENSIONI
Torna a:
Apocalisse o
rinascita?
Lo straordinario Mr.
Gallowy
E a voi piace farlo?
Ma Cupido ha i tacchi
a spillo?
Ma quanta sicumera in
quella graziosa testolina
E infine la Bestia
incontrò Bella
Vuoi vedere che è
proprio amore? - edizione cartacea Mondolibri
Un amore di inizio
secolo - Di nuovo insieme
Zitta e ferma Miss
Portland!
Alta marea a Cape Love
- edizione cartacea Mondolibri
La brutta e cattiva
Vuoi vedere che è
proprio amore?
La traversata - Un amore di inizio
secolo
Un Amore di fine
secolo
Al diavolo la logica
Tutta colpa del vento
(e di un cow boy dagli occhi verdi)
Ritorno a Cape Love
Alta marea a Cape Love
Bang Bang,
tutta colpa
di un gatto rosso
Un cuore nella bufera
First impressions
La 203
|
|
Ritorno a Cape Love
Ho ambientato questo racconto a Cape Love, il villaggio
(fittizio) del Maine dove si svolge il mio
romanzo, “Alta Marea a Cape Love”. Cape Love
è un luogo che sembra fatto su misura per le
storie d’amore, romantico e bellissimo, dove
tutto, o quasi, può succedere. Anche di
incontrare un tipo come Steve, undici anni
dopo...

|
|
|
Ritorno a Cape Love
L'incipit
2 giugno 2013
Tornare a casa può essere difficile. Tornare
a casa con una ragazzina di 10 anni e senza
un marito, o un ex marito, lo può essere
ancora di più.
Ma Fiona Lawn non era il tipo da abbassare
la testa per una leggerezza commessa undici
anni prima, così, tirato un bel respiro,
aveva fatto il suo ingresso a Cape Love
orgogliosa di quella sua leggerezza, che si
chiamava Rachel. La sua splendida bambina,
testarda e irrefrenabile come lei stessa era
stata un tempo.
Poco più che trentenne, ritenendosi ormai
forgiata dalla vita, Fiona si era scordata
di quanto fosse stato impegnativo per sua
madre cercare di contenere le sue imprese,
prima di bambina irrequieta, poi di teen
ager ribelle. Ma non se ne erano dimenticati
gli anziani del villaggio ai quali doveva
l’appellativo di Uragano. Oppure
Terremoto. O ancora, Catastrofe.
Così la chiamavano, e non a caso.
Poi un giorno avevano smesso di chiamarla
perché, grazie al Cielo, era arrivato anche
per lei l’anno del college e se ne era
andata via. E non era mai più tornata. Se
non quella volta.
Tenendo per mano la piccola Rachel, Fiona
percorreva la Main Street con il cuore
stretto dalla morsa dei ricordi. Tutto
sembrava immutato nel villaggio, persino le
persone che la guardavano curiose. Lei
sorrideva e salutava tutti, rispondendo alle
domande di sua figlia che sembrava più che
altro impaziente di correre alla spiaggia.
“Tra poco, tesoro; prima andiamo a fare un
po’ di spesa all’emporio o preferisci
saltare pasto e cena?”
Prospettiva più temibile dell’inferno stesso
per una creatura perennemente affamata come
Rachel – tanto affamata che sua madre le
aveva dato l’affettuoso diminutivo di
Alien. E poi, come la piccola aveva
potuto constatare dopo un’approfondita
esplorazione, il frigorifero dei nonni era
così vuoto da sentirci rimbombare l’eco.
|