Zitta e
ferma Miss Portland!
L'incipit
Prologo
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Londra, Rumphill
House
aprile 1811
|
«Raccontami di quando hai incontrato Murna
la prima volta. Eri davvero fuggita da casa,
Sophie?»
«Sì, ed ero terrorizzata. Mi ero vestita
come un ragazzino e tagliata i capelli.»
«Anche adesso li hai corti, e devo dire che
ti donano moltissimo.»
Lady Rumphill le accarezzò i riccioli neri,
come fosse una bambina.
Sophie riprese il suo racconto.
«Qualche anno dopo la morte della mamma, il
colonnello…»
«...quello scriteriato di Sir Portland, il
tuo povero padre, che Dio lo perdoni…»
«...mi mandò a vivere a Bangalore presso la
famiglia di Sir Galbert, della Compagnia
delle Indie. Tutti erano molto gentili con
me, ma io non ero abituata alla vita che mi
costringevano a fare: scuola, lezioni di
piano, di ballo e cucito, e la proibizione
più assoluta di uscire dal giardino di casa.
Occupazioni ben diverse da quelle cui ero
abituata.»
«Non oso chiederti quali fossero…»
Sophie ridacchiò. «Quando vivevo al forte
con mio padre, ogni giorno era un’avventura.
Dopo tutto, ci trovavamo in mezzo alla
giungla…»
«La giungla!» ripeté Lady Rumphill
portandosi entrambe le mani al volto, come
sela sola parola le incutesse terrore.
«Noi bambini ci divertivamo in modo
alquanto… selvaggio, oserei dire.»
Lady Rumphill si portò il fazzoletto
profumato al naso, come fosse un’ampolla di
sali. «Va’ avanti» mormorò rassegnata.
«Cavalcavamo, nuotavamo nei ruscelli e
cercavamo di scovare gli animali feroci. Ve
l’ho già detto, madrina, che avevo una
scimmietta tutta per me?»
La sola idea fece inorridire la donna.
«E riuscivo persino a salire in groppa a un
elefante. Prendevo lezioni di fioretto e di
tiro…»
«Oh! Povera bambina mia…»
«Al contrario, ero felice. E sempre sporca»
rise Sophie. «Solo quando mio padre mi mandò
a vivere con i Galbert imparai cosa volesse
dire essere… inglese.»
My lady la guardò stupita.
«Ecco cosa ci ripeteva di continuo Mrs
Galbert: Noi inglesi siamo superiori agli
altri popoli, abbiamo il dovere di portare
la civiltà nel mondo. In ogni istante della
giornata il nostro comportamento deve
essere... irreprensibile e rispettabile»
concluse con una smorfia.
Lady Rumphill scoppiò a ridere.
«In
verità, io mi sentivo già rispettabile senza
sentirmi inglese. E poi ero convinta che le
donne indiane, con i loro magnifici sari,
gli occhi e i capelli neri e la pelle
ambrata, fossero molto più belle e
intelligenti delle pallide e noiosissime
signore inglesi che conoscevo.»
«Mi auguro che non ripeterai questa
affermazione in società, mia cara» disse my
lady tamburellando preoccupata con le dita
sul bracciolo della poltrona.
«Non temete, non vi metterò in imbarazzo...
La volta che esposi pubblicamente le mie
teorie rivoluzionarie, successe un vero
pandemonio e Sir Galbert per punizione mi
fece rinchiudere nella mia camera. Al terzo
giorno di prigionia, scivolai giù dalla
finestra e fuggii.»
«E per fortuna incontrasti Murna, che Dio la
benedica.»
«Verso sera, impaurita e affamata, mi
nascosi all’interno del Tempio del Toro e fu
lì che Murna mi trovò, rannicchiata in un
angolo. Era la donna più bella ed elegante
che avessi mai visto, così fiera di sé, e
così dolce. Non parlò: mi tese la mano e
aspettò che io gliela stringessi. Senza
chiedere nulla, mi condusse a casa sua, mi
fece lavare e vestire e mi rifocillò. Poi
attese con pazienza che mi aprissi con lei.
Il giorno dopo mi riaccompagnò dai Galbert
e, essendo una donna molto ricca e
influente, li convinse che sarebbe stata in
grado di attutire – disse proprio così – la
mie tendenze ribelli. I Galbert furono ben
felici di potersi liberare di me per qualche
ora al giorno e così io cominciai a passare
con Murna e le sue quattro figlie i miei
pomeriggi.»
«Ah, che avventura! E questa Murna, che
donna interessante! Un giorno dovrai
raccontarmi tutto di lei, mia cara…»
Il
ritorno a Londra di Sophie Portland era
stato per Lady Rumphill un vero dono del
cielo. Le voleva bene con tutto il cuore ed
era intenzionata non solo a recuperare i
sedici anni durante i quali erano rimaste
separate, ma anche a occuparsi del suo
futuro. Termine che, nel linguaggio di my
lady, significava matrimonio.
Quel pazzo di Portland!
Crescere una bambina lontano dalla civiltà!
In India, niente meno, in mezzo a mille
pericoli e senza una madre a prendersi cura
di lei! Alla morte della cara Lilith,
Portland avrebbe dovuto ricondurre la figlia
in Inghilterra e affidarla alle sue cure,
come più volte gli aveva chiesto!
Per fortuna Sophie era bella e intelligente
e, a ventitré anni, ancora abbastanza
giovane per essere accettata come debuttante
in società. Forse il suo carattere originale
avrebbe potuto rivelarsi uno scoglio quando
fosse venuto il momento di trovarle un
marito, così come la dote che Sophie non
possedeva, ma a questo si sarebbe trovata
una soluzione quando fosse venuto il
momento.
D’altro canto, da donna pragmatica, Lady
Rumphill aveva ritenuto più saggio fornire
alla figlioccia una piccola rendita e
nominarla nel suo testamento, piuttosto che
buttare il suo denaro in una dote che, in
caso di matrimonio, sarebbe finita subito
nelle tasche del futuro marito, lasciando
lei senza il becco di un quattrino.
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