Il caffè ti dà una mano ad alzarti dal
letto, ma un cupcake fa sì che ne valga la
pena! Magari
non tutti i giorni, visto gli zuccheri e i
grassi che contiene, ma ogni tanto? Yesss!
Me lo concedo. E, con il
caffè amaro, è una vera libidine.
Forse vi sarete già accorti che la cornice
di questo sito è trapuntata di CUPCAKE.
No? Date un’occhiata allora. La scelta non è
casuale. Cosa c’entrano i cupcakes
con il romance?, vi chiederete. Be’,
ultimamente c’entrano fin troppo, tanto che
la cosa mi dà anche un po’ sui nervi. Perché
la parola cupcake, a volte senza che
ce ne sia una ragione, finisce sempre più di
frequente in un titolo di narrativa
femminile (e a volte addirittura solo
nella versione tradotta in italiano!). Così
come succede con altri tormentoni, tipo
Tiffany, Manhattan o Notting Hill.
E pure cioccolato. Appena scorgo una
di queste parole su una copertina, scappo.
Se non credete nella
possibilità che ci sia qualcosa di magico
nei cupcake, non lo scoprirete mai. La mia passione per i cupcake – si chiamano così per la loro forma,
simile a quella di una tazzina – non è
recente e neppure dovuta a qualche lettura
del tipo a cui accennavo sopra. Risale ai
miei primi viaggi negli USA, intorno alla
fine degli anni ’80. Un amore più di occhi
che di palato, nato passeggiando lungo la
main street di questa o quella cittadina
di provincia (del tipo in cui mi piace tanto
ambientare le mie storie); all'improvviso
capitavo davanti alla vetrina di una bakery
o di una
coffee house e…tataaa! era come se un colpo di
fulmine mi avesse colpita,
cupcake strucked. Allora
schiacciavo il naso sul vetro
(metaforicamente), affascinata da
tutte quelle delizie colorate, un
vero piacere per gli occhi e per
l’anima, prima che per lo stomaco
(non c’è da sorprendersi se tornavo
da quei viaggi con qualche chilo di
più). Ma, ciò che era per me più
sorprendente, era che l’interno di
quelle pasticcerie/caffé, spesso
piccole come una bomboniera, fosse
altrettanto delizioso, quasi che
pareti e arredi non potessero
sfigurare davanti alle bontà che vi
si vendevano. Entravo lì dentro, e
qualcosa di magico accadeva.
“Sotto pressione, gli uomini
bevono alcool e invadono altri
paesi. Le donne mangiano cupcake e
vanno a far shopping.” C’è chi per coccolarsi si fionda in un
negozio di scarpe, io ho abitudini
meno costose, mi basta un cupcake
che, secondo me, è un cibo
rigorosamente femminile. Un
segreto tra donne bisbigliato in un
paio di bocconi. La
complicità di un momento proibito
dalle leggi che ci vogliono
anoressiche e infelici.
Gustare un cupcake tra amiche è insomma un
po’ come la mastercard, senza prezzo (basta
non esagerare, naturalmente: un cupcake può
arrivare a 250 calorie!), un’esperienza da
condividere con chi ha un posto nel vostro
cuore.
Per contrasto, il mio metodo di mangiare un cupcake era diretto. Primo
passo: mandar giù un grosso boccone alla
volta sino a quando non ce n’era più. Tutto
qua. (Da
“Come mangiare un cupcake” di Meg Donohue). Questa
della Donohue può essere una tecnica valida.
La mia è diversa. Prima di mangiare un
cupcake, mi piace tenerlo delicatamente
tra le mani e ammirarne le fattezze, i
colori, la forma morbida e sensuale, la
decorazione accattivante, persino il
pirottino di carta. Tanto, che mi capita di
chiedermi se non sia un peccato mangiarlo.
Poi mi convinco – e piuttosto in fretta -
che comunque rimarrà sempre perfetto nella
mia mente, e procedo con gli altri sensi.
Cosa posso dire? Non ho mai incontrato un cupcake di cui non avessi voluto
approfondire la conoscenza (da “Big Girls do it Better”di
Jasinda Wilder).
Solo dopo averlo assaporato con gli
occhi, averne catturato nelle
cellule olfattive il sublime profumo
di cioccolato, o vaniglia o fragola
o limone (i miei gusti preferiti),
chiudo gli occhi, avvicino le labbra
come se stessi per baciare Hugh
Jackman e… mordo, e i miei denti
affondano come quelli di un
vampiro. E lì esplodono i fuochi
d'artificio:
forse, dopotutto, ha davvero ragione chi
afferma che ci sia qualcosa di erotico in un
cupcake… . Lascio che la forza si
impossessi di me, perché i cupcakes,
come i Maestri Jedi, possiedono la
forza. È a quel punto che la vita
comincia a sorridermi.
La vita è un viaggio che
va percorso comunque. Ma, per quanto
difficile sia la strada e inclemente il
tempo, un cupcake potrà sempre aiutarvi.
Che sia per questa ragione che ho anche
imparato a farli? Per poter festeggiare o
consolarmi con un cupcake quando
l’occasione lo richieda? Se avete
voglia di provare anche voi, ecco la mia
ricetta facile facile del cupcake al
cioccolato. E se poi ci prenderete gusto,
basta sfogliare google per trovare mille
ricette e consigli, molto più validi dei
miei.